
I sindacati SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL hanno annunciato l'avvio di una mobilitazione per contrastare le troppe contraddizioni che caratterizzano da tempo il settore delle telecomunicazioni e che oggi rischiano di affossarlo perdendo fino a 20.000 posti di lavoro diretti e migliaia negli appalti.
Nel corso degli ultimi vent'anni, il settore ha seguito un modello economico sbagliato, che ha portato a una continua riduzione della forza lavoro, ammortizzatori sociali, tagli alla contrattazione aziendale e perdita di professionalità.
Alcune tra le Telco operanti in Italia hanno deciso di dividere le infrastrutture di rete dai servizi, trasformando le aziende leader del comparto TLC in rivenditori di servizi e generando una conseguente riduzione dei perimetri occupazionali.
La condizione in cui gravita TIM è particolarmente preoccupante, considerato il debito di 23 miliardi di euro.
Nel comparto dei customer in outsourcing la situazione non è migliore. Le aziende più rappresentative stanno cercando soluzioni ai mali atavici del settore, minacciando l'uscita dal contratto delle telecomunicazioni ad ogni rinnovo.
La riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori non risolverebbe il problema, poiché in assenza di una legge sulla rappresentanza o di un intervento governativo che stabilisca il contratto di riferimento, ci sarà sempre chi troverà un contratto dal costo inferiore per offrire ulteriori ribassi o soluzioni peggiori come il ricorso all'offshoring.
In questo scenario, i sindacati chiedono alle Istituzioni di trovare soluzioni che garantiscano al Paese la possibilità di avere un soggetto nazionale di riferimento, come avviene in tutti i principali paesi europei.
Contro un modello industriale sbagliato, contro la miopia delle aziende e l’assenza di lungimiranza dei Governi nei confronti di questo settore fortemente strategico, SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL nei prossimi giorni apriranno le procedure di raffreddamento, nel corso delle prossime settimane convocheranno attivi per preparare le assemblee in ogni luogo di lavoro in vista delle iniziative a difesa dei lavoratori, per arrivare alla mobilitazione di tutto il settore.
Nel corso degli ultimi vent'anni, il settore ha seguito un modello economico sbagliato, che ha portato a una continua riduzione della forza lavoro, ammortizzatori sociali, tagli alla contrattazione aziendale e perdita di professionalità.
Alcune tra le Telco operanti in Italia hanno deciso di dividere le infrastrutture di rete dai servizi, trasformando le aziende leader del comparto TLC in rivenditori di servizi e generando una conseguente riduzione dei perimetri occupazionali.
La condizione in cui gravita TIM è particolarmente preoccupante, considerato il debito di 23 miliardi di euro.
Nel comparto dei customer in outsourcing la situazione non è migliore. Le aziende più rappresentative stanno cercando soluzioni ai mali atavici del settore, minacciando l'uscita dal contratto delle telecomunicazioni ad ogni rinnovo.
La riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori non risolverebbe il problema, poiché in assenza di una legge sulla rappresentanza o di un intervento governativo che stabilisca il contratto di riferimento, ci sarà sempre chi troverà un contratto dal costo inferiore per offrire ulteriori ribassi o soluzioni peggiori come il ricorso all'offshoring.
In questo scenario, i sindacati chiedono alle Istituzioni di trovare soluzioni che garantiscano al Paese la possibilità di avere un soggetto nazionale di riferimento, come avviene in tutti i principali paesi europei.
Contro un modello industriale sbagliato, contro la miopia delle aziende e l’assenza di lungimiranza dei Governi nei confronti di questo settore fortemente strategico, SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL nei prossimi giorni apriranno le procedure di raffreddamento, nel corso delle prossime settimane convocheranno attivi per preparare le assemblee in ogni luogo di lavoro in vista delle iniziative a difesa dei lavoratori, per arrivare alla mobilitazione di tutto il settore.