
La violenza di genere è profondamente radicata nella nostra società, tanto da poter essere considerata strutturale in molti contesti: tra le sue forme più subdole e meno note troviamo senza dubbio la violenza economica.
La violenza economica è una forma di abuso che si verifica quando una persona, generalmente in una relazione di intimità o di dipendenza, esercita il controllo sulle risorse economiche dell'altra per minarne la sua autonomia, libertà e dignità. Questo tipo di violenza può manifestarsi in vari modi, tra cui il controllo delle risorse finanziarie, il rifiuto di contribuire economicamente al benessere comune, l’impedimento alla persona di lavorare o guadagnare un reddito, e l'uso del denaro come strumento di manipolazione e intimidazione.
Spesso la violenza economica, come tutte le forme di violenza di genere, inizia con gesti apparentemente trascurabili che, in breve tempo, creano un legame di dipendenza sempre più stretto. Questo tipo di abuso ha conseguenze molto gravi, come la dipendenza economica e l’isolamento sociale.
E’ evidente che prendere consapevolezza della situazione è il gradino piu’ alto da scalare per ogni donna, la sopraffazione non è sempre vista come tale e prenderne coscienza non è sempre facile. Le vittime di violenza economica hanno bisogno di supporto legale, psicologico ed economico per uscire dalla spirale di abuso, qui giocano un ruolo fondamentale le associazioni che spesso contengono al loro interno tutte queste figure professionali che sono in grado di far fronte ad ogni tipo di situazione.
Cosa si intende per violenza economica
Quando parliamo di atti di violenza tendiamo ad associare il pensiero alla violenza fisica. In verità la violenza fisica e le sue conseguenze visibili sono la punta terminale ed esposta di soprusi con radici profonde, sommerse in un terreno di pregiudizi patriarcali e di culto dei ruoli di genere che, in una società equa, moderna e civile, non hanno più ragione di essere tollerati o tollerabili. Partendo dalle singole e piccole realtà dei nuclei familiari e sfociando nella società e nel mondo del lavoro, sono spesso e troppo radicati gli atti di costante controllo e monitoraggio del comportamento di una persona in termini di uso e distribuzione del denaro.
Non parliamo solo di casi di violenza di un uomo contro la donna perché, non è giusto generalizzare e non è realistico parlare di violenza economica e domestica solo nell'ambito di coppie unite in matrimonio o solo di coppie eterosessuali. Va però riconosciuto che in moltissimi nuclei familiari è ancora radicata l’abitudine di delegare il controllo e le decisioni economiche ad un membro in particolare che prevalentemente coincide con colui che apporta l'unico o il maggior reddito rispetto a chi contribuisce con il lavoro domestico, con la cura della casa, dei figli e degli anziani e/o con un lavoro meno redditizio. Non necessariamente è l’uomo ad avere il potere economico ma così è nella prevalenza dei casi, in conseguenza dell’oggettivo divario di genere nella retribuzione ancora persistente nel mondo del lavoro.
A parità di titoli di studio e di competenze, di ambizioni, di inquadramento contrattuale e mansioni, a parità di opportunità, l’uomo offre e garantisce maggiore disponibilità full-time alle ore lavorative e, delegando alle donne le mansioni nella vita privata e familiare, la cura dei figli, della casa, degli anziani, svolge la sua attività lavorativa a tempo pieno e ricava un reddito maggiore. Questa organizzazione dei ruoli può essere una scelta imposta oppure una scelta condivisa. Solo se è imposta e se limita la libertà può essere considerata una violenza economica.
Alcuni esempi di violenza economica
Essere vittima di violenza economica può provocare un danno patrimoniale ma anche esistenziale e morale quando limita la definizione di sé, il proprio autonomo sostentamento, la cura della propria immagine, la cura della persona, libertà come recarsi dal parrucchiere o dall'estetista, acquistare capi di abbigliamento o calzature, fare prevenzione medica e oncologica e investire nella cura della propria salute. E’ violenza economica ogni volta che, colui che si sente o si definisce arcaicamente il “capo famiglia”, pone in essere una condotta di costante minaccia e nega ai membri del nucleo familiare risorse economiche autonome, scoraggiando fortemente o addirittura impedendo scelte di studio, di vita, di rapporti sociali, o impedendo di avere un lavoro, un'entrata finanziaria personale, un proprio conto corrente, una propria carta di credito. ll soggetto posto in uno stato di soggezione economica è costretto a dipendere e richiedere le risorse necessarie per le spese quotidiane e a giustificarne ogni utilizzo esponendosi a quotidiani ricatti psicologici.
La normativa in vigore in tema di violenza economica
Il primo strumento a tutela della del diritto femminile è la Convenzione di Istanbul adottata dal Consiglio d’Europa a Maggio del 2011.
La violenza economica viene elencata tra le forme di violenza nei confronti delle donne all'art. 3 che definisce la violenza nei confronti delle donne come "una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.
Siamo ancora lontani dal considerare la violenza economica come una questione “risolta” o “risolvibile” , e questo è un problema molto complesso che coinvolge diversi fattori sociali, culturali ed economici.
Ci sono alcuni motivi per cui la violenza economica è ancora una realtà diffusa, molte persone non riconoscono la violenza economica come una forma di abuso. A differenza di altre forme di violenza, come quella fisica o psicologica, la violenza economica è meno visibile, ma può essere altrettanto devastante. Questo può portare a una mancanza di interventi e di supporto per le vittime.
In molte società, esistono ancora delle convinzioni profonde che attribuiscono il controllo economico al partner maschile, o che vedono le donne come "dipendenti" dal partner. Questi stereotipi alimentano dinamiche di disuguaglianza economica che possono essere sfruttate da chi abusa.
Anche se esistono leggi che cercano di proteggere le vittime di violenza economica, la loro applicazione non è sempre efficace. In alcuni casi, le vittime non hanno accesso a risorse legali o economiche per denunciare l'abuso, o temono ripercussioni.
Le persone che vivono situazioni di violenza economica spesso non hanno le risorse per lasciare un partner abusivo. La dipendenza economica può rendere quasi impossibile per una persona trovare l'indipendenza, soprattutto se non ha un lavoro o se è ostacolata nel cercare opportunità di carriera.
Parlare di abuso economico è ancora un tabù in molte culture, soprattutto per le donne che temono di essere giudicate o di non essere credute. Questo porta molte persone a rimanere in silenzio, perpetuando la sofferenza.
Quindi, sebbene ci siano segnali di cambiamento, come un maggiore riconoscimento della violenza economica in alcune legislazioni e campagne di sensibilizzazione, ci vorrà ancora molto lavoro per sradicarla completamente. Le politiche devono essere più inclusive e mirate, e la società nel suo complesso deve continuare a educare e sensibilizzare su questa forma di violenza.
Come Coordinamento Pari Opportunità della Uilcom Sardegna ci sentiamo di affrontare il tema su vari piani, perché parlarne in vari contesti, soprattutto negli ambienti di lavoro dove siamo soliti interagire, aiuta l’opera di sensibilizzazione e di condanna verso questo abuso.
Consideriamo il lavoro come principale tassello verso una libertà per cui le donne hanno lottato da anni, tassello che consente un’autonomia non solo economica ma di scelta, siamo fortemente motivate nel credere che dobbiamo essere tutte donne con AUTONIMIA DI SCELTA!
Coordinamento Pari Opportunità Uilcom Sardegna
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